sabato 10 novembre 2012

Il Dibbuq

Recentemente, in contemporanea con l'uscita nelle sale cinematografiche del film "The Possession" del mitico Sam Raimi si è tornato a parlare di Dibbuk Box e del fenomeno inerente ad esso.
Analizziamo insieme questa leggenda che ha origini ebraiche; la parola dibbuq deriva dall'ebraico "דיבוק" che siginifica attaccamento, la leggenda vuole che il dibbuq sia uno spirito maligno sfuggito al Gheihinnom (l'inferno ebraico) oppure lo spirito di un defunto che quando era in vita non era riuscito a portare a termine il poprio compito, o perchè essendo morto suicida non abbia accesso allo Shel (il regno dei morti nella cultura ebraica)...questo spirito ha la capacità di possedere il corpo di una persona (questo perchè gli è stato concesso) sino a quando non riuscirà a portare al termine il suo compito, a volte addirittura dopo essere stato aiutato da un vivente.
Un dybbuk può essere animato sia da cattive che da buone intenzioni, con una netta prevalenza delle prime.
Questa leggenda molto legata al misticismo ebraico del XIII secolo trova la sua diffusione in Polonia tra il XVI e il XVII secolo, agli inizi del 1920 gli viene dedicata persino un opera teatrale.
Il film di Raimi si vanta di essere un fatto vero, anche se non esistono comunque le croniche storiche e non si trovino prove certe la leggenda metropolitana su cui si basa il film, è la seguente e l'ho trovata girovagando su internet:
Kevin Mannis, un giovane ragazzo americano con la passione degli oggetti da collezione aveva comprato la scatola (trattasi di un contenitore in legno con delle incisioni molto antiche, utilizzata per contenere bottiglie di vino) nel 2004 su un asta Ebay, la scatola arrivava da Portland dalla nipote di una sopravvissuta all’Olocasuto polacco. La ragazza spiegò a Kevin che la nonna aveva sempre chiamato la scatola dibbuk, l’aveva riposta in un luogo sicuro e non l’aveva mai aperta. E ovviamente aveva chiesto a tutti di non toccarla. La nonna aveva chiesto di essere sepolta con l’oggetto ma questa richiesta era in contrasto con le regole della religione ebraica ortodossa e non fu rispettata.
Mannis naturalmente aprì la scatola e vide che conteneva due penny del 1920, una ciocca di capelli biondi legati con una corda, una piccola statua con incisa la parola ebraica “Shalom”, un piccolo calice d’oro, un bocciolo di rosa essiccato e un portacandela, tutti strumenti usati nel folklore e nella tradizione ebraica per esorcizzare i demoni.
Mannis ha raccontato che sua madre ha avuto un ictus il giorno in cui le ha regalato la scatola.
Il ragazzo allora avendo consultato diversi rabbini decise di rivendersi la scatola.
Ogni proprietario successivo dell’oggetto ha riferito di strani avvenimenti legati alla scatola: incubi, caduta di capelli e problemi di salute anche gravi e in alcuni casi si sentirono persino "comandati" dall'oggetto in questione. Uno di questi proprietari, Jason Haxton, ha consultato dei rabbini per cercare di capire se ci fosse una maledizione o meno. A quel punto ha chiuso l’oggetto in un posto segreto dichiarando che non lo avrebbe mai rivelato.
Se si tratta di semplici leggende metropolitane o di cronaca vera non si riesce ancora oggi a capirlo, di certo il racconto è molto suggestivo, personalmente credo si tratta solo di una leggenda anche perchè il mercato dei cimeli del Dybbuk Box è molto fiorente ed è facile comprare su internet questa scatola o una copia della stessa contenente al suo interno gli oggetti sopra citati in maniera davvero semplice e senza perdere nemmeno troppo tempo nel ricercarla.
Di sicuro chi andrà al cinema per vedere il film The Possession vedrà la pellicola in maniera diversa e forse con un pizzico di soggezione in più, che sarebbe poi lo scopo pubblicitario del film.